venerdì 24 giugno 2016

IL NOMOS DEL GHIACCIO E DEL FUOCO

Tutti gli uomini vogliono vivere, anche se devono morire. Per questo la politica avvolge ogni cosa in Game of Thrones, come un'enorme pelliccia di lupo per arginare l'inverno...



Il politico non risiede nella battaglia in sé, ha scritto una volta Carl Schmitt, perché la battaglia possiede le sue proprie leggi tecniche, psicologiche e militari; il politico è il comportamento determinato da quella possibilità, la valutazione concreta della situazione e dunque la distinzione tra i veri amici e i veri nemici.

Che gloriosa citazione! Infatti si adatta benissimo alla Battaglia dei Bastardi, che è in sé e per sé gloriosa (e abietta), ma non è la vera battaglia. La vera battaglia, the bloody political battle, è quella tra Sansa e Ramsay Bolton (è un peccato che l'acume politico di Ramsay sia offuscato dalla rappresentazione ordinaria del suo sadismo che, di conseguenza, sfocia nel banale contrappasso alla fine dell'episodio). E magari la cosa che qui ha imbarazzato alcuni non è tanto l'acume politico, questa volta  di Sansa (che in fondo ha avuto alcuni tra i migliori maestri di scienze politiche di Westeros —Tyrion, Cersei, Littlefinger e Ramsay); forse, lo scandalo è che sia stata una donna a risolvere una battaglia tra uomini. Forse, fosse stato chiunque altro a sacrificare l'armata Brancaleone di Snow, che so Tywin Lannister o Brynden Tully, ora grideremmo al genio, e magari al genio militare quando, fra l'altro, l'unico genio all'opera nella Battaglia dei Bastardi è quello politico: il corvo inviato qualche giorno prima senza dire nulla a Jon Snow...

Con quel corvo si decide la Battaglia dei Bastardi, non all'ultimo momento come avviene nella sequenza drammatica dell'episodio. E la cosa interessante è che la battaglia si decide indipendentemente dalle sue proprie leggi, che certo ne governano l'andamento, soprattutto l'andamento psicologico, ma non la risoluzione. Rickon e Jon Snow non possono che procedere in linea retta, come Ned prima di loro, percorrendo istintivamente la distanza più breve tra due punti e abbracciando l'ordine simbolico del Nord che sembra fondarsi sull'interdizione del linguaggio politico, su una schietta simmetria tra linguaggio e azione; Ramsay dall'alto osserva la sua fanteria che fa lo scalpo al lupo; ancor più in alto, potremmo dire da un'altezza più politica, Sansa e Littlefinger osservano i cavalieri di Arryn che spazzano via House Bolton per sempre.

E' ridicolo, persino assurdo, pensare che Sansa avrebbe dovuto informare Jon Snow di Littlefinger e dei rinforzi*. Non ha alcun senso, tranne in una storia in cui Sansa è la sorellina insicura e Jon il fratellone che salva tutti. Né ha senso dire che Sansa sia stata cinica quando l'unico, vero cinismo politico, come Veep mostra brillantemente da qualche anno, sta nell'evitare la battaglia a tutti costi, nel protrarre la politica fino allo sfinimento.

Insomma, il fatto è che puoi comprendere la tua politica solo comprendendo chi ne è escluso e solo il politico può decidere ciò che non è politico e, soprattutto, sono spesso le cattive decisioni (di Jon Snow) che fanno la storia.

Alcuni critici e alcuni commentatori sono rimasti sorpresi, e in parte delusi, da alcuni eventi dell'episodio, in particolare dalla scelta di Sansa di non dire nulla a Jon Snow di Littlefinger.

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