mercoledì 8 aprile 2015

MAD MEN: IN CERTI SOGNI E' IMPOSSIBILE SOGNARE

Questo articolo è apparso su Serialmente l'8 Aprile 2015.

Tutto sommato Karl Marx è stato uno dei più grandi umoristi dell’umanità. Soltanto uno con un gran senso del ridicolo avrebbe potuto vedere il denaro per quello che è: l’ironia finale del capitalismo.

È per questo che il sogno americano funziona e non funziona affatto. Ci serve il denaro per quantificare il successo e, dunque, la felicità, ma quando finalmente ne abbiamo fatto abbastanza, il denaro — e manco la felicità, se è per questo — non ci serve più: siamo noi a servire lui. Marx la chiamava “alienazione” ma un’altra parola adatta potrebbe essere “inculata fantasmagorica”.

Se la realtà serve ad arginare il reale che si trova nei sogni, se risvegliarsi da un sogno non è altro che una forma di autodifesa quando ci avviciniamo troppo al crudo reale che ribollisce sotto al fantasma della realtà (e del sogno), allora il sogno americano non è altro che un sogno dal quale è impossibile risvegliarsi, un sogno nel quale siamo senza difese.

In questo sogno, in cui per esempio esiste una “golden” age di qualsiasi cosa, nel quale tutto è latest, awesome, mesmerizing e genius, e tutti parliamo inglese perché è la lingua ufficiale del sogno, ciò che sognamo è un enorme spot pubblicitario per il denaro: se puoi comprare abbastanza denaro, sarai per sempre felice. E cos’è la felicità? Spendere soldi a palate, comprarsi sette o nove o cinquanta vestiti d’alta moda, oppure lasciare a una cameriera cento dollari di mancia che, oggi, sarebbero circa seicento.

*

Il bello del denaro è che vuol dire tutto e non vuol dire niente, ognuno può dargli il significato e il valore che vuole, sia chi lo offre, come Roger, sia chi lo riceve, come la cameriera: il denaro è la creazione del significato attraverso un segno insignificante.

Per questo, forse, nel Faust (Parte II, Atto I) il Tesoriere dell’Imperatore dice che il mago, l’incantatore, è il suo doppio: entrambi sono creatori di illusioni.

In quella scena, in cui Mefistofele inventa la carta moneta irreversibile, cioè un denaro che non può più essere riconvertito in oro, egli sta creando una ricchezza completamente staccata dal valore, o meglio, il cui valore è definito dall’oro che verrà portato alla luce in futuro, cioè da una scommessa, perduta in partenza, sulla inesauribilità della terra (e sulla inesauribilità del futuro).

*

L’idea di fondo di Mad Men è che ogni rapporto mediato dal denaro sia una forma di prostituzione ma, a questo punto della storia, è necessario prendere una posizione: la prostituzione è inerente al denaro o a chi lo usa?

E se l’identità è una moneta, vera o falsa che sia, è possibile che sia, come la carta moneta, un segno senza significato? Scommettereste sull’inesauribilità dell’identità?

*

Mad Men agisce su due registri principali, uno comico e, più frequentemente, uno simile all’immagine che Cynthia Cosgrove ha dei romanzi di Ken: “something sad and sweet, for all the people who don’t have the guts to live their dream”.

Severance è un episodio del secondo tipo, triste e soave, e potremmo quasi immaginare che quella conversazione sia realmente avvenuta fra Matthew Weiner e la moglie, perché adesso che siamo alla fine cominciamo a vedere tutte le occasioni e i sogni perduti e che il sogno americano è anche un sogno (o un sonno) in cui è impossibile sognare.

La storia di Ken, che ha quasi la funzione di una parabola, esemplifica perfettamente questo concetto; però viene da chiedersi: come fa Cynthia a non capire che Ken non potrà mai rinunciare a un lavoro che gli è costato, letteralmente, un occhio della testa?

E come fa Peggy a non capire che ciò di cui si lamenta Joan non è il prezzo del successo ma il fatto che le rate non finiscono mai?

Insomma, non bastano montagne di quattrini per fare quello che sogni, anzi dopo che le hai fatte diventano un ostacolo da scalare o da erodere lentamente con pellicce di cincillà, mance e prostitute. La felicità che hai guadagnato non ha senso se la tieni stretta alla borsa come Arpagone: nel mondo di Mad Men la felicità è solo una moneta da dilapidare.

*

Il denaro non speso non lascia segni, le vite non vissute li lasciano indelebili, il romanzo non scritto, il viaggio non fatto e l’amore mai iniziato.

2 commenti:

d4nd4n ha detto...

Non mi stancherò mai di farti i complimenti per queste recensioni.

Stavolta - cosa che non sono uso fare - avevo letto prima altre letture della puntata (che io, per quello che vale, ho visto come una sorta di chiamata alle armi dei vari personaggi: ognuno con le sue battaglie si mostra allo spettatore prima della dipartita finale): la lettura più diffusa era quella incentrata sul dialogo Ken\Don e Don\sorellaRachel o Don\cameriera. Interessante - al solito - quella di Tom\Lorenzo, ma credo che la frase centrale (non solo della puntata) si trovi nel tuo testo e in particolare quando riprendi l'affermazione della moglie di Ken e la identifichi con Mad Men (rectius, con uno dei significati di ciò che è stato Mad Men). Mi sono così convinta di questa lettura che inizio a pensare che quest'ultima parte sarà la rivelazione del bluff\finzione sotteso a questo something sad and sweet, for all the people who don’t have the guts to live their dream. In fondo la fine di un'era si realizza quando "quel" racconto (era) non descrive più "quel" tempo.

Davvero complimenti.

due domande e un'osservazione:
1) ho letto un critico su twitter lamentare il fatto che Mad Men non sia stata trasmessa in anteprima ai giornalisti, i quali - a suo dire - necessitano di molte visioni per scrivere un giudizio solido. Mi pare una posizione curiosa: tu, che hai fatto un intero rewatch, cosa ne pensi? per capire Mad Men non basta vederlo? Per me è impensabile rivedere anche solo un frammento senza emozionarmi, ma mi incuriosisce questa posizione (che, invero, all'inizio ho trovato fessacchiotta).
2) che idea ti sei fatto di Serialmente? loro avranno le loro colpe, ma i commenti hanno un livello di litigiosità - penso a ribollisce - che lascia stupefatti.
3) Mi è piaciuta la scena in cui Don apre la luce in una stanza vuota e mi è piaciuto il modo incerto in cui dice il proprio nome(nuovo) alla cameriera (che gli ricorda il passato). Questo modo di urlare alcune cose e sottintendere altre mi piace moltissimo.

Jacob Kogan ha detto...

1) Credo che, molto semplicemente, sia scomodo stare in piedi tutta la notte per scrivere una recensione di Mad Men. D'altra parte Weiner fa benissimo a non dare gli episodi in anticipo. Dovrebbero fare tutti così.

2) Trolls will be trolls. Ma è un caso unico. Il resto è la diffidenza verso tutto ciò che si allontana dall'esplicito. Ripetere quello che dicono i personaggi non mi interessa e credo che ogni spettatore attento sia in grado di tirare le stesse conclusioni, nello specifico dell'episodio, sulle strade non prese ecc.

Posta un commento