martedì 5 novembre 2013

CONTENUTI E CONTENITORI 2.0

Il titolo è sviante. La TV non contiene, siamo noi i contenitori. E la TV è un fornello a induzione, è un campo magnetico che scalda lo spettatore adeguatamente interfacciato. La vecchia TV a gas produceva calore e sapeva riscaldarci, cucinarci e bollirci; promuoveva se stessa con marketing autoerotico, rideva di se stessa con le canned laughs, si sbrodolava addosso un’identità autoreferenziale arrivando persino a sopprimere la figura del cittadino-concorrente per far competere le sue star e toglierci anche quel minimo diritto a dieci minuti di celebrità. La nuova TV è fredda, ci scalda solo a condizione che il fondo dei nostri occhi sia in ferromagnetico o che disponiamo di un adattatore.

E’ la morte della cucina classica, non ci sono più “fuochi” e forni, non ci sono già più canali, broadcast o cable o pay TV. C’è il campo magnetico dell’intrattenimento audio-visivo, c’è la bobina intorno alla quale si arrotolano la paradossale testimonianza storica e sociale dei reality e lo sport e le news e gli scripted show, e poi i videogame, Internet, ecc.

Se prima sapevamo sempre ciò che ci perdevamo, ora: amico, non sai cosa ti perdi. E’ il mantra dello spettatore/giocatore contemporaneo e la dannazione dei presidenti di rete: se non puoi “programmare” il gusto dello spettatore, diventa quasi impossibile sfornare successi. Uno show a gas può bruciare lo spettatore, uno elettrico ci può mettere troppo a riscaldarlo e l’induzione dipende troppo dall’imprevedibilità di chi guarda.

Non c’è mai stata un’epoca tanto assorbita dall’intrattenimento, un’epoca nella quale riempire i tempi vuoti sia stato tanto facile, in cui la competizione è uno streaming di alternative che spesso fluisce sullo stesso medium, in cui il gusto di quel gruppetto di adulti che detiene il potere di acquisto sia stato più altalenante.

Probabilmente puoi tenere il popolo nell’ignoranza per sempre, ma quanto puoi tenerlo nell’ignoranza di ciò che potrebbe divertirlo?

Può darsi che la catastrofe della televisione come medium non si veda ancora, nascosta dietro a un apparente status quo che è solo resistenza al cambiamento, ma guardate la catastrofe dei contenuti: scegliere è diventato un lavoro.

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