martedì 25 giugno 2013

MAD MEN E LA MONETA FALSA

Questo articolo è apparso, sotto forma di recensione per il finale della sesta stagione di Mad Men, su Serialmente il 5 Giugno 2013.

C’è un racconto di Baudelaire che mi ha ossessionato tutta la stagione e che cita anche Derrida. Si intitola La moneta falsa, ed è perfetto per il “nostro amico” Don. È brevissimo, è un capolavoro e vale la pena leggerlo.


Mentre venivamo via da una bottega di tabbacaio, l’amico fece accurata divisione della moneta: nella tasca sinistra del panciotto fece scivolare la moneta d’oro spicciola; a destra, gli spiccioli d’argento; nella tasca sinistra dei pantaloni, una quantità di soldoni, e finalmente, a destra, un pezzo d’argento da due franchi che aveva esaminato con particolare attenzione.
“Singolare e minuziosa ripartizione!” dissi fra me.
Incontrammo un povero che ci tese il berretto tremando. – Per me, non conosco niente più inquietante che la muta eloquenza degli occhi supplichevoli dove l’uomo sensibile sa leggervi dentro tanta umiltà, tanto rimprovero, insieme. Egli riscontra un che di prossimo a codesto profondo sentimento complicato negli occhi dei cani frustati, lacrimosi.
L’offerta del mio amico fu molto più ricca della mia, e gli dissi: “Avete ragione: dopo il piacere d’essere meravigliato, il piacere più grande è quello di meravigliare”. “Era la moneta falsa”, mi rispose tranquillamente, come per giustificare la prodigalità.
Ma nel cervello mio misero, sempre intento a cercar mezzodì alle quattordici (di che faticosa facoltà mi ha fatto regalo la natura!), entrò d’un tratto l’idea che una simile condotta non fosse scusabile se non col desiderio di produrre un evento nell’esistenza di quel povero diavolo, forse di venir a sapere quante conseguenze diverse, funeste o non funeste, possono nascere da una moneta falsa nella vita di un mendicante. Avesse a moltiplicarle in monete buone? O a condurlo invece in prigione? Un oste, per esempio, o un fornaio, avrebbero potuto farlo arrestare come falsario o spacciatore di falsa moneta. Ma nulla s’opponeva a che la moneta falsa avesse a diventare, per un povero piccolo speculatore, il germe d’una ricchezza d’un giorno o due. E così batteva le sue strade la mia fantasia, prestando ali allo spirito dell’amico e traendo tutte le possibili deduzioni da tutte le ipotesi possibili.
Ma egli ruppe la mia fantasticheria, riprendendo le mie stesse parole: “Già, avete ragione; non c’è miglior piacere di meravigliare un uomo dandogli più di quel che speri”.
Lo guardai nel bianco degli occhi e mi spaventò vederglieli illuminati d’incontestabile candore. Vidi allora chiaramente che egli aveva voluto fare la carità e un buon interesse; guadagnare quaranta soldi e il cuore di Dio; prendere il paradiso economicamente; e infine acchiappare gratis un brevetto di uomo caritatevole. Quasi gli avrei quasi perdonato il desiderio della gioia criminosa di cui poc’anzi l’avevo ritenuto capace; mi sarebbe sembrato curioso, singolare che si divertisse a compromettere i poveri; ma non gli perdonerò mai l’inetto calcolo. Non c’è scusa d’esser cattivi, ma c’è qualche merito a saper che si è; e il più irreparabile dei vizi è fare il male per stupidità.

La caratteristica della moneta falsa è di far passare una finzione per vera. E questa non è esattamente la specialità di Don Draper? Potrebbe essere una precisazione importante perché quando, nel finale della sesta stagione, In Care Of, il Don alla ricerca della sobrietà confessa ai dirigenti della Hershey’s la storia della sua infanzia, indipendentemente dal fatto che dica o meno la verità, cosa sta spacciando?

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Tutta la presentazione per Hershey’s è un richiamo allo spot per Glo-Coat della quarta stagione, alla presentazione per Kodak nel finale della prima stagione e, soprattutto, a quella per Lucky Strike del pilot: Don dice qualcosa di convincente a metà, poi dal nulla tira fuori qualcosa di geniale e sconvolgente: in questo caso (come il falsario del racconto di Baudelaire) la verità sulla sua moneta falsa.

E' una scena meravigliosa, tanto più bella in quanto è anche la moneta falsa, la finzione che Matthew Weiner regala a noi spettatori, che abbiamo un po’ quegli occhi supplichevoli da cani frustati e lacrimosi ma anche il cervello sempre intento a cercare mezzodì alle quattordici, soprattutto quando si tratta di Mad Men. “Avete ragione, dopo il piacere d’essere meravigliato, il piacere più grande è quello di meravigliare”, dice il narratore del racconto, e l’amico, il falsario o sedicente tale, risponde tranquillamente: “Era la moneta falsa”. Non è ciò che fa sempre Weiner con noi, un gioco pericoloso dal quale però si “producono eventi”, questo articolo per esempio o le quattromila discussioni che abbiamo sullo show? Non è anche esattamente ciò che fa Don durante la sua presentazione? Scusate, sembra dire, ma la storia del ragazzino felice era una moneta falsa. E aggiunge, la moneta vera è questa: il ragazzino era un miserello e avrebbe scambiato volentieri una moneta falsa per una tavoletta di Hershey’s.

Quanto dev’essere vera una storia per essere vera, e in quanto vera in che senso sarebbe meno “finta” di una storia falsa?

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Quando nella prima stagione Bert Cooper rimette Pete al suo posto dicendogli che non importa chi sia Don Draper, sta dicendo quello che diciamo anche noi di fronte a una storia bella, una storia vera anche se falsa: chissene frega se tutti i conti non tornano (qualche moneta falsa, per esempio, potrebbe essere entrata in circolo). È anche quello che deve fare sovente la pubblicità per nascondere la lacune di un prodotto, ed è quello che ha sempre fatto Don e che è ben rappresentato dalla sua capacità, all’occasione, di “cambiare discorso”. E allora, non è che, durante la presentazione per Hershey’s, Don sta proprio cambiando discorso? E, cambiando discorso, trasforma una storia vera in finzione, dunque in moneta falsa?

Quando il suo amico, cioè Roger, gli chiede se la storia è vera, Don gli risponde di sì, gli risponde la verità, sempre che sia ancora la verità (potrà Roger perdonargli questo atto di stupidità?). Ma quando la settimana scorsa Peggy diceva a Don che è un mostro, anche lei stava dicendo una verità, cioè che Don è contro natura e, al di là del contesto di quella conversazione (il comportamento disgustoso di Don nei suoi confronti e di Ted), è proprio vero che Don è contro natura, perché la natura lo ha dotato di una dote contro natura: saper coniare e spacciare moneta falsa. Per questo non possiamo mai fidarci di Don. Ogni sua confessione si è sempre rivelata una manipolazione. Anche se dice la verità, Don non è mai vero e la sola cosa che può avvicinarlo (e finora lo ha avvicinato) al vero Don è un mercato inflazionato dalle sue monete false che, come la classica mela marcia, hanno il potere di contagiare tutto il barile.

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Don non smetterà mai di mentire a se stesso. Il punto è: come saranno le bugie che si racconterà il prossimo anno? E quelle che racconterà agli altri? Come si reinventerà? Quale nuova, falsa moneta conierà? Scopriremo che fa male per cattiveria o per stupidità?

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