domenica 3 aprile 2011

KIERKEGAARDICATION

Sono meravigliato da quanti fraintendimenti possa causare Californication, uno dei peggiori show televisivi in onda quest'anno.

Il primo, il più frequente, il più grande fraintendimento che riguarda Californication è che ci sia del femminismo in circolo nella storia di Hank Moody e soci, che la rappresentazione delle donne nello show sia in qualche modo pro-femminea, che i personaggi-donna dipinti da Californication siano lo specchio delle moderne, cazzute (!?), indipendenti, aggressive, ambiziose, emancipate e bla bla bla donne del 21° secolo.



L'altro grande fraintendimento è che Hank Moody sia in qualche modo un eroe o un anti-eroe o qualcosa di simile (un Bukowski, come dice chi non ha mai letto Bukowski) invece che un povero (ricco) cazzone senza arte né parte.

Il successo di Californication (si fa per dire) dipende proprio da questi fraintendimenti o, se preferite, dal suo essere una giustificazione ideologica del maschilismo, un incosciente tentativo di dimostrare che, una volta emancipata, la donna non può che avere desideri complementari a quelli del maschio.




In Californication viene descritto lo stesso meccanismo psicologico di cui è complice più che vittima il maggiordomo di Quel che resta del giorno (uno dei pochi romanzi con un film all'altezza), cioè il signor Stevens, un uomo che esiste come complemento dei suoi padroni, la cui vita, indipendentemente dal contesto storico e ideologico, è felicemente al servizio dell'altro. Come il Signor Stevens, le donne di Californication sono consapevolmente e gioiosamente al servizio di un padrone: il desiderio e la fantasia maschili.

Infatti, l'ibrido mitologico che è Hank Moody (grande cazzo + grande cervello) è più una fantasia maschile che femminile, un'utopica e inarrestabile accoppiata che (nell'immaginazione di quella macchina celibe che è l'uomo) può trasformare il maschio in un essere onnipotente, l'unico essere capace di offrire invasione e accoglienza in un gesto solo.




Quando Duchamp creò La mariée mise à nu par ses célibataires, même, ovvero il cosiddetto Grande Vetro, mostrò al mondo la differenza metafisica fra uomo e donna, l'infinita e inesauribile interpretabilità di questa differenza a partire dal simbolo in generale e da quell'altro simbolo in particolare (rimosso nell'opera ma archeologicamente presente negli appunti di Duchamp) che è la parola. Sono sempre divertito da quei critici che vedono egocentricamente nel Grande Vetro solo una provocazione intellettuale nei confronti della critica (e perché, poi, solo nei confronti della critica?), perché manifestamente rifiutano non l'illuministica (e borghese) evidenza di una volontà consapevolmente creatrice (come pretendono di fare) ma la tragicità della creazione e della consapevolezza della differenza. Il fatto che l'essere umano è concepito (e si può concepire) pari ma creato dispari.

Il Grande Vetro è un'opera sovversiva a partire dalla quale è possibile demistificare molti dei luoghi comuni sul rapporto fra uomo e donna (sia maschilisti che femministi). Californication, come molte delle reificazioni del conservatorismo (e come molti degli show di Showtime), è una sovversione della sovversione, la descrizione di un mondo popolato da macchine nubili invece che celibi, un mondo in cui la sposa è l'uomo, e l'uomo è, purtroppo, Hank Moody.




A onor del vero, la prima stagione di Californication è un'innocua e divertente storiella su un Don Giovanni che (ri)scopre la dimensione etica della famiglia. Kierkegaard (che comunque era diabolico con le donne) avrebbe approvato. E un suo estimatore, Freud, o almeno il Pop Freud in cui crediamo, avrebbe sottoscritto la caratterizzazione degli altri personaggi: il castrato Runckle, la castrante Marcy e la Penelope Karen. In quella prima stagione, la relazione di Hank con la minorenne Mia rimane strategicamente nella venerabile foschia dei setup, dalla quale peraltro non avrebbe mai dovuto uscire...

Invece lo showrunner Tom Kapinos è andato là dove non avrebbe dovuto e è finito nell'inevitabile luogo dove la questione Hank/Mia sarebbe finita nel momento in cui fosse diventata una cosa pubblica: un'aula di tribunale. Per lo stesso crimine (perché lo stupro di una minorenne è ancora un crimine), Roman Polanski non mette piede negli Stati Uniti dal 1977 e ancora due anni fa, come ricorderete, ha dovuto subire un arresto a Zurigo.




A quelli cui sembra assurdo punire Hank Moody per aver copulato (inconsapevolmente) con una minorenne, vorrei ricordare che: a) la legge non ammette ignoranza; b) l'attrazione delle donne nei confronti degli uomini più maturi (tipo il decrepito Hugh Hefner) e viceversa è una stronzata pseudo-evoluzionista.

La verità, se c'è una verità, è che non c'è nessuna ragione "evolutiva" per cui un uomo dovrebbe sentire il bisogno di andare con una donna che potrebbe essere sua figlia (e viceversa), però ce ne sono moltissime culturali, e moltissimi possono essere i danni che derivano da relazioni così sbilanciate.




Prima di dare solo tre anni di condizionale a Hank Moody (cosa possibile solo grazie a una legge soprannominata con poco gusto "Romeo and Juliet"), la giuria di Californication avrebbe dovuto guardare L'occhio del Diavolo di Ingmar Bergman, un film che è uno scherzo (musicalmente parlando) ma nel quale i danni cui accennavo nel paragrafo precedente, i danni che derivano dalla doppia disparità di età e genere sono uno dei temi sotterranei della storia. Alla fine del film, Don Giovanni (inviato sulla Terra dal Diavolo per sedurre la figlia di un pastore, Britt Marie, che vuole arrivare vergine al matrimonio—motivo per il quale Belzebù ha un fastidioso orzaiolo) fallisce. Britt Marie consuma la verginità solo dopo il matrimonio e il Diavolo deve ammettere che le potenze celesti questa volta hanno vinto; anche se nel finale l'ordine universale viene ironicamente ristabilito (e l'orzaiolo nell'occhio del Diavolo scompare) quando il personaggio interpretato da Bibi Andersson mente al novello marito Jonas dicendogli che non ha mai baciato nessuno prima di lui...

L'occhio del Diavolo è una commedia, naturalmente, ma mostra molto bene l'aspetto dirompente di una seduzione che proviene, per così dire, dall'alto e che la giovane (ma non così ingenua) Britt Marie in fondo rifiuta proprio perché ne percepisce gli aspetti più brutali e manipolatori.




L'Hank Moody italiano è probabilmente Berlusconi (anche se Hank Moody, come Don Giovanni, va più o meno con donne di qualsiasi forma e età—con una predilezione per la sinergia fra giovinezza, carne, silicone e botulino—mentre Berlusconi favorisce la sola giovinezza, non disdegnando comunque né silicone né botulino).

Infatti, sia il protagonista di Californication sia il protagonista del Bunga Bunga sono sostanzialmente dei corruttori (anche di minorenni). L'unica differenza è che Berlusconi usa (senza sforzo) il denaro mentre Hank Moody non deve fare neanche quel non-sforzo perché nel fantasioso mondo creato da Kapinos le donne sono così maschiliste che desiderano solo farsi scopare (così come nel fantasioso mondo creato da Berlusconi le donne sono così berlusconiane che vogliono solo farsi scopare da Berlusconi).

Nella prima stagione, in quella che potremmo ribattezzare Kierkegaardication, questa rappresentazione della femminilità poteva passare per un peccato veniale nel contesto di un mondo dominato dalla promiscuità e dal disordine amoroso e sessuale. Dopo l'approdo della 4° stagione—con la vittima di uno stupro (la legge non ammette ignoranza neanche per lei) che si colpevolizza di fronte a una giuria e la famiglia e gli amici dello stupratore che fanno il tifo per l'assoluzione—non c'è nulla che possa più giustificare la vocazione neo-maschilista e la spudoratezza di questo show.




Come se tutto questo non bastasse, Karen, la moglie di Hank (interpretata da Natasha McElhone), è il modello femminile più conservatore che si sia mai visto in televisione, un'entità (più che un personaggio) diametralmente opposta al personaggio di Peggy Olson.

Certo, avere un "marito" fedifrago e stupratore di minorenni (non minorenni qualsiasi fra l'altro ma la figlia del tuo quasi-futuro-marito) non è come essere i genitori di Eric Harris e Dylan Klebold ma ci saranno pur dei limiti oltre i quali la pazienza e il perdono non sono più praticabili e l'indignazione e la tragedia personale prendono il sopravvento? Ci sarà un momento in cui l'amoralità di Hank non è più sostenibile?... Evidentemente no, visto che alla fine della 4° stagione Karen (e Becca) sperano ancora di riunirsi con Hank mentre se ne vanno in camper con lo sfigato di turno.

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