giovedì 20 gennaio 2011

IS ANYONE REALLY SHAMELESS?

Considerando che Shameless significa "sfacciato", "spudorato", "svergognato" ovvero indica chi non ha il senso della vergogna, del pudore, dell'onore o, in senso più ampio, del pentimento e del rimorso, Showtime ha preso davvero un gran rischio nel rifare, appunto, Shameless, uno show inglese che parla di una famiglia della working class con padre ubriacone, sorella maggiore che ha preso il posto della madre e altri 5 figli più o meno disgraziati.



"Shameless" è l'aggettivo perfetto per indicare i tentativi di remake degli scripted show inglesi da parte degli americani, per esempio quello fallito di Coupling (una commedia di Steven Moffat geniale e introvabile a meno che uno non sia disposto, si fa per dire, a finire sul lastrico), oppure Life on Mars (un raffinato dramma ibrido che gli americani hanno popolato con super-attori travisandone lo spirito e la sottile ironia), oppure The Eleventh Hour oppure i recenti Skins o Being Human (per non parlare di George e Mildred). A memoria d'uomo, escludendo reality e format come Pop Idol (American Idol) o The X Factor, solo The Office si è trasformato in qualcosa di presentabile dopo aver attraversato l'Atlantico.

Senza pudore gli americani rifanno le serie inglesi ma quello che sempre manca a questi simulacri è proprio la spudoratezza e, accanto a questa, quell'umorismo scortese, osceno e maleducato per il quale Ricky Gervais si è forse giocato la presentazione dei Golden Globes del prossimo anno.

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Quello che ha fatto Ricky Gervais alla presentazione dei Golden Globes è semplice: ha chiamato il bluff dello showbiz americano dicendo spudoratamente quello che tutti pensano di fronte a una platea che pudicamente (e ipocritamente) ha fatto finta di niente. Senza il denso imbarazzo dei presenti (vero? finto? chissà), le battute di Gervais non sarebbero state così divertenti (l'unico che è sembrato divertirsi senza pudore è l'ormai "dio in terra" Robert De Niro).

Gervais è stato "shameless" allo stesso modo in cui sono senza vergogna i protagonisti di Shameless UK.

Anche Showtime è stato "shameless" nel rifare Shameless, ma in maniera diversa. Trasferendo spudoratamente il contesto socio-culturale della versione britannica di Shameless in quella a stelle e strisce ha, senza vergogna (ma con sottigliezza), trasformato un contenuto simpaticamente sovversivo in una apologia della povertà, finendo per suggerire che essere poveri, appunto, può essere svergognatamente bello (mentre nella versione UK essere poveri fa sfacciatamente schifo).

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Uno degli apici del discorso sulla povertà in televisione lo raggiunge The Bold and the Beautiful quando Stephanie perde la memoria, diventa povera e è costretta a vivere fra i senzatetto. The Bold and the Beautiful è "shameless" in un altro senso: più che essere svergognato, non ha proprio il senso della vergogna. Il messaggio di Biùtiful è che la povertà sia funzionale alla comprensione (da parte del ricco) del valore della vita. Insomma, bisogna essere stati poveri almeno una volta per godere fino in fondo di questa vita. E la povertà è un lusso che non tutti i ricchi possono permettersi.




Questo principio (non puoi apprezzare quello che hai finché non ce l'hai più o, ancora meglio, finché qualcuno non fa lo sforzo di perderlo al posto tuo e risparmiarti la fatica) è lo stesso principio dello spettacolo onnicomprensivamente "shameless" (nel quale mancano vergogna, pudore, onore, pentimento e rimorso) andato in onda l'altra sera su Canale 5.




Qui è come sparare sulla Croce Rossa e, a onor del vero, tutte le televisioni del mondo trasmettono questo genere di spettacoli. Quello che non trasmettono è un presidente del consiglio che non prova vergogna né pudore né rimorso dopo essere stato accusato (plausibilmente) di essere l'utilizzatore finale di una prostituta minorenne.

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Potrei dire che Berlusconi è il Jack Gallagher italiano, giusto per fare facile ironia, ma la verità è che fra Jack Gallagher (versione UK) e Berlusconi c'è una differenza fondamentale: il primo è senza vergogna perché è tanto povero che neppure quella ha, il secondo è tanto ricco da non averne bisogno.




Quello che sfugge alla versione US di Shameless è proprio la differenza fra ricco e povero: i poveri in Shameless US non sono poveri ma non-ricchi tanto non-ricchi che, come nota giustamente Eleanor Morrow: "above all, the Gallaghers are wonderfully happy, like clowns in Shakespeare".

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Che quando si è poveri si debba essere poveri e felici, bastardi e altruisti, cioè come i Gallagher made in USA, è un'idea che solo i ricchi possono avere, affascinante nei limiti del fatto che essere semplicemente poveri e tristi fa schifo anche ai poveri.




Il problema della televisione americana è che il povero viene sempre rappresentato in una condizione estremamente dinamica. Può vincere la lotteria o cambiare il suo destino con una idea geniale (per esempio l'idea geniale di cambiare il proprio destino) o può arrivare un ricco e salvargli il culo come avviene in Different Strokes (Il mio amico Arnold).

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Da questo punto di vista i Gallagher US sono un nuovo tipo di povero che crede orgogliosamente nella povertà, che non è orgoglioso o dignitoso nonostante la povertà ma che fa della povertà un punto d'orgoglio così come Dexter fa dell'istinto omicida una vocazione.




Mi chiedo se Showtime sia alla resa dei conti un canale così "sovversivo" come siamo portati a credere o se non faccia altro che rappresentare l'immoralità in una dimensione socialmente accettabile e, adesso, anche la povertà come uno stato socialmente attraente (almeno per i bianchi che, peraltro, sono solo l'8,7% dei poveri americani).

Al di là di questo, la cosa incredibile è che nonostante lo script sia lo stesso, trasferendo Shameless dall'inglese all'americano (cioè da una lingua alla stessa lingua) quasi tutto sia lost in translation.




Il fatto è che la rappresentazione della povertà nella televisione americana rispecchia principi di inclusione/esclusione. I poveri non sono poveri ma piuttosto misfits, una categoria che non partecipa a specifiche pratiche socio-culturali e all'universo simbolico del consumatore o, in alternativa, vengono rappresentati (come nelle telenovelas brasiliane) come servi domestici senza antagonismi di classe (ma solo con antagonismi immateriali: razza, genere, qualità, gusti, abiti, estetica).

Così mentre nella versione inglese di Shameless siamo immediatamente proiettati nell'universo simbolico della povertà, nel caso della versione americana le pratiche dei Gallagher sembrano rinviare a quell'anarchismo di fondo che caratterizza chi ha scelto di vivere ai margini e non chi vi è costretto. Chi è povero per scelta e dunque felice della sua povertà.




La farsa di Episodes, il nuovo show con Matt Le Blanc, sembra a tratti un po' scontata ma forse c'è del vero nella scena in cui il navigato attore inglese va a fare il provino per la parte che ha già interpretato nell'originale inglese dello show (di cui gli americani vogliono fare il remake). Forse c'è del vero anche nel fatto che quasi nessuno abbia visto la versione originale o che a nessuno importi se il ruolo del vecchio e austero preside della scuola in cui è ambientata la serie venga affidato al pur intelligente Matt Le Blanc.

Forse Episodes (che ironicamente va in onda proprio su Showtime prima di Shameless) non è una farsa ma una rappresentazione realistica del mondo hollywoodiano della televisione, ed è per questo che fa ridere solo a denti stretti.

O forse Episodes non fa così ridere perché, come Shameless, non è veramente "shameless" perché nessuno di questi due show è scortese, osceno e maleducato, perché l'uno come l'altro sono, per ora, prodotti leziosi, affettati e artefatti, rappresentazioni edulcorate e buoniste della dura e triste realtà che è questa: è quasi impossibile tradurre uno show inglese in americano.

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